Ca Balà
Gruppo Stanza

 

SPIEGAZIONE OCCASIONALE DI UNA TESTATA
 

A chi s’aggira bel bello per le calli di Venezia può capitare, alzando la testina, di leggere «Fondamenta de Ca' Bala». Questo accadde  diversi anni fa a Piero Santi, primo direttore responsabile della rivista di umorismo grafico e satira politica, Ca Balà, (gli altri sono stati Mauro Senesi e Franco Manescalchi) che subito pensò: «Madonna, che bel titolo per una rivista». 
Fu così che negli anni cinquanta pubblicò  alcuni numeri di una rivista letteraria misteriosamente intitolata  Ca Balà. Nel 1971 quando Graziano Braschi Berlinghiero Buonarroti e Paolo della Bella, che insieme a Pietro Bertoli gli proposero di fare il direttore di una rivista umoristico-satirica, lui ripropose il suo vecchio titolo, Ca Balà appunto, che a tutti apparve subito molto bello e particolare, tanto da accettarlo  con entusiasmo.

 

 Era il 1971; il nome ambiguo e misterioso altro non era che la riedizione di una testata letteraria degli anni ‘50 che, Piero Santi, aveva scovato andando per fondamenta veneziane. Il sottotitolo era «Rivista di umorismo grafico e satira politica», aveva un carattere “undergrund” come impostazione grafica, ma i contenuti e la diffusione non furono né provinciali né tanto meno ristretti all’ambito cittadino. Del fiorentinismo tradizionale c’era ben poco. Ed i riconoscimenti critici non tardarono ad arrivare, come quello di Mario Spinella in occasione di una presentazione al pubblico milanese della «nuova ma pionieristica rivista di satira» avvenuto nel novembre 1971.
La lunga storia di Ca Balà dura tortuosamente e gloriosamente nove anni e cinquanta numeri, qualificandosi come punto di riferimento per i disegnatori politici italiani che si sono identificati nel programma-slogan «Satira come arma politica. Come Chiappori che neI 1974 Linus ancora si rifiutava di pubblicare legato com’era alle psicoanalitiche, intimistiche strisce di Charlie Brown.  O come Giuliano, rilanciato dopo anni di inattività, in attesa di maggiori glorie commerciali ne Il Male e Repubblica. Fra gli altri exploits di Ca Balà va ricordato un numero speciale realizzato con la collaborazione di Cesare Zavattini e Gianni Segre. dedicato all’amaro e sanguigno umorismo della consorella rivista satirica spagnola antifranchista Hermano Lobo
Vanto di Ca Balà è fra l’altro, l’aver riproposto in un numero speciale. nel 1973, in occasione del centenario della sua nascita i disegni ancora attuali di Scalarini, colonna dell’Avanti! inizio secolo e poi dell’Asino. Dedicargli un numero ha significato fare di nuovo i conti con colui che ha contribuito più di ogni altro, insieme a Galantara, nel dotare la satira politica di simboli acutissimi ed insostituibili.

Numeri speciali altrettanto «epici» sono stati sia il «manifesto di Paperone», in occasione dei Golpe Cileno di Pinochet del 1973 (c’è chi lo ha visto affisso persino a Cuba!), ed il manifesto fotomontaggio della squadra di calcio antidivorzista da sconfiggere nei referendum dei 1974. La «collana Ca Balà» sorse a fianco e in appoggio alla rivista omonima «per rafforzare lascelta di una letteratura satirica antididascalica, scatologica e politica, di risolvere tutto col cinismo della ragione, e senza essere solo divertimento o ammiccamento intelligente per élites illuminate. infatti la satira ha un senso se è permeata di immaginazione, capace di portare alla luce i rapporti celati che tengono in piedi la nostra società, alimentando il dubbio sulle loro necessità e tallonando nello stesso tempo il lettore col peso speranza dell’utopia». Era il programma di sempre di Ca Balà ed i parti felici furono: LAbum del governo giallo, un lungo fumetto parodistico con attore principale lo zio Paperone che si cimenta nel «fascino indiscreto dei sequestri». Il pamphlet irriverente, ma politico Aborti si nasce, abortisti si diventa,   nella cui prefazione Mauro Mellini asserisce: «non credo che i compagni di Ca Balà abbiano voluto divertirsi con l’aborto. Ma credo che la dissacrazione di questo argomento di ancestrali paure passi anche per la satira, la caricatura, l’aggressione delle immagini l’irriverenza delle battute. E la dissacrazione è necessaria».
Il libello Vi ricordate quel 18 aprile, apparso in occasione delle elezioni amministrative del 15giugno 1975, per ironizzare sui trentaanni di «libertà» di protezione, di «resistenza» democristiana. Ancora un pamphlet. 1968-1978. Dieci anni di Invecchiamento, vera e propria «orgia» di satira politica composta da fumetti vignette, fotomontaggi e scritti irriverenti.
Infine un libro fra i più amari di questi anni Un uomo a rapporto di B.A. Olivo. Un esempio di letteratura operaia, un «romanzo» unico nel suo genere;la vita di un lavoratore di una piccola fabbrica, le sue tribolazioni e invettive interne, la sua filosofia.

Nel 1977 l’editore milanese Ottaviano raccoglie in una antologia dal titolo Il crudele e il politico la produzione dei primi 29 numeri di Ca Balà mensile. 

        

 

COS’E’ STATO/A E COSA NON E’ STATO/A CA BALA’

Ca Balà o Ca' bala? Il Caso, o l’irrisione del Caso, o la perversa determinazione nel graffiare. Satira della crudeltà (Sergio Finzi). immaginazione feroce (la redazione), grafica peristaltica e scatologica (Umberto Eco) La grafica scatologica (tàut le monde), la volgarità come trasgressione della norma (Luigi Malerba), la satira come arma politica (la redazione sulle barricate), la satira come ghlgno del subordinato (la redazione in fase difensiva e con reminescenze freudiane), la satira come emanazione/ esplosione (la redazione nel luna park surrealista) ecc. ecc. Tutto questo o altro? Bisogna subito dire allora che queste erano tendenze, vie che sarebbe stato possibili percorrere, e che certamente avrebbero portato assai lontano dall’attuale sbocco didascalico della grafica satirica italiana.

 

 

 

 

Disegno di Tono Zancanaro per gli abbonati a Ca Balà

 

 

 

 

 

 Luciano Secchi 
Panorama 22.10.79

 Aprile 1971 in veste grafica molto dimessa, «stampato in proprio. Edito dal Gruppo Stanza, esce Ca Balà. Piero Santi che diviene anche il primo direttore, sceglie la testata prendendo il titolo di una sua rivista Fiorentina degli anni Cinquanta, rivista letteraria e non di satira. L’origine del nome Ca’ Balà pare provenga da una «Fondamenta Veneziana » e non ha nessun altro significato che l’onomatopeicità del suono. Scrittore fiorentino amico di Gadda, Rosai e Bonsanti, Piero Santi e un gruppo di giovani, Pietro Bertoli, Graziano Braschi, Paolo della Bella e Berlinghiero Buonarroti, partono, lancia in resta, con aggressività grafica e letteraria e idee molto chiare sul tipo di contenuti e sulla satira politica che vogliono portare avanti.
Per autodefinizione si sentono figli del Maggio francese c la loro satira è decisamente ispirata a quella d’oltralpe riconoscendo nei vari Wolinski e Siné i propri leader, avvicinandosi come appartenenza filosofica a Hara-Hiri, Charlie-Hehdo ed Enragd. Come impaginazione al Cannibale di cui condividono molti aspetti.
Contrariamente a ciò che avrebbe fatto successivamente Il Male, la satira della rivista, che dopo i primi inizi con periodicità fluidificante ha assunto quella mensile, modificando più volte il formato, non punta sull’evento quotidiano, ma sul costume e i vizi che la società incorpora. Il suo discorso sia nelle vignette dissacratrici che negli articoli scritti con lucida aggressività, denuncia una cultura che invece d’essere di massa diventa d’élite come i redattori stessi riconoscono.
Per un certo periodo di tempo il periodico ha sospeso le pubblicazioni. Alla base di tutto ci sono questioni economiche. Tutti i collaboratori si autotassano, non ci sono finanziamenti né occulti né dichiarati e le difficoltà impongono loro un periodo di ripensamento e riorganizzazione. Diventata trimestrale e diretta da Franco Manescalchi, la rivista ha ripreso il suo discorso interrotto ma non modificato. Uno tra i vari pregi di questa pubblicazione è quello di avere sempre avuto una linea satirica ben delineata e di avere sempre perseguito un preciso obiettivo, non lasciandosi mai incantare dalle sirene del consumismo, ma optando sempre per il trionfo dell’idea piuttosto che sul trionfo dell’economia. La casa editrice, è diventata una cooperativa, l’Editrice Centro di Documentazione Pistoia, ma il problema principale rimane sempre quello dei costi gestionali, al vivo, e la necessità di avere una distribuzione più capillare, tentando di arrivare anche in edicola e ritornare alla periodicità mensile.
Tra i collaboratori della rivista, che hanno avuto poi rinomanza nazionale, c’è primo fra tutti Alfredo Chiappori, che è passato poi a Linus e Panorama, Maurizio Bovarini, dal tratto truculento, che realizzerà più tardi diversi libri per le edizioni Morgan tra cui Eia, Eia, Trallallà, un’agghiacciante realistica revisione del fascismo in Italia, e Sergio Barletta passato poi sulle pagine di Eureka col suo personaggio Mr. Manager dove, da competente economista, mette in risalto le storture del capitalismo.
Ca Balà è stata la prima rivista a occuparsi dei « diversi » quando la cosa non era affatto di moda. Da un certo punto in avanti il marchio del periodico è divenuto un uomo che con notevoli abilità contorsionistiche si rimira il retto. Ma non era una sola espressione di grafismo, anche i contenuti davano ai «diversi» il diritto al loro spazio nonché quello di comportarsi come meglio credevano. In un numero speciale della rivista «1968-1978 dieci anni di invecchiamento» che fa una panoramica tra vignette, fotomontaggi e articoli, di quanto accaduto in dieci anni, c'è inserita una fotostatica che spiega chiaramente l’idea dei redattori: «Ca Balà vuol dare voce alla rabbia, all’utopia, all’immaginazione feroce. A una letteratura satirica, antididascalica, scatologica, politica, si può concedere fiduci, basta che non consoli, che non risolva tutto col cinismo della ragione, che non sia solo ammiccamento intelligente fra élites illuminate!».

 

     
Home Page
Mostre
Libri
Ca Balà
Foto/grafia
Sogni
Patrizia
Biografia